Premessa
La vaccinazione è l’atto medico fra i più importanti e conosciuti in medicina. La sua funzione principale è quella di prevenire le patologie infettive attraverso la produzione attiva di anticorpi.
Malattie infettive
Le malattie infettive sono quelle malattie che si propagano fra animali e fra animali e uomo (zoonosi) attraverso la trasmissione di diversi microrganismi (virus, batteri, miceti, protozoi, ecc) che possono essere trasmessi attraverso il contatto diretto o attraverso altri vettori (aerosol, feci, secreti organici, sangue, insetti, artropodi, ecc). Il meccanismo attraverso il quale sono in grado di produrre gli anticorpi, che altro non sono che le difese umorali dell’organismo che circolano nel sangue, è quello della stimolazione del sistema immunitario. Questo sistema, che è composto da particolari cellule deputate al riconoscimento dei microrganismi dannosi e alla elaborazione dei suoi anticorpi, è in grado di reagire ogni qualvolta nel corpo dell’animale si introducano sostanze diverse (not self) da quelle che sono riconosciute come proprie (self). In base a questo principio è perciò possibile preparare l’organismo del nostro animale a reagire con anticorpi già formati verso quei microrganismi che sono causa delle malattie infettive, che se contratte “sulla strada” potrebbero portare a morte in poco tempo lo stesso animale prima ancora che abbia potuto organizzare e produrre gli anticorpi necessari alla propria difesa.
La vaccinazione
Questa preparazione precoce della difesa si chiama appunto vaccinazione e consiste nella inoculazione di un preparato per lo più liquido a livello sottocutaneo, dove sono presenti gli stessi microrganismi da cui voglio proteggere il mio animale, resi innocui da particolari processi biochimici-fisici o in alcuni casi da tecniche di bio-ingenieria, che sono in grado di riprodurre le componenti del microrganismo in grado di stimolare l’immunità. Per questo motivo, rispetto a quanto avveniva molti anni or sono, la sicurezza che la stessa vaccinazione non sia causa della provocazione della stessa malattia da cui voglio proteggermi con il vaccino è sicuramente maggiore.
Protezione al 100%?
E’ necessario tenere sempre ben presente che vaccinazione non è sinonimo di protezione totale, infatti nessun vaccino è in grado di stimolare una immunità protettiva al 100% della popolazione vaccinata. A seconda della malattia, l’efficacia protettiva accettabile fornita dalla maggior parte dei vaccini può variare dal 65% al 95%: ciò implica che in una popolazione vaccinata una certa percentuale di animali non è comunque protetta.Anche i microrganismi in questione per un semplice processo di selezione naturale sono in grado di mutare e cambiare la loro fisionomia antigenica (non a caso si parla di ceppi): è necessario tener presente che il tipo di vaccino somministrato (cioè i ceppi in esso presenti) è fondamentale per evitare di abbassare ulteriormente la capacità protettiva della vaccinazione. Il nostro ambulatorio cerca sempre di utilizzare i vaccini migliori e di ultima generazione.
Perché è un atto medico?
Un concetto importante da tenere in seria considerazione è il fatto che affinché il sistema immunitario possa saper riconoscere il microrganismo in questione e produrre un numero adeguato di anticorpi protettivi è necessario che lo stesso non sia già impegnato in altri processi di difesa. Per questo è importante che la vaccinazione sia compiuta dal medico veterinario, unica figura in grado di accertare lo stato di salute dell’animale e l’assenza di patologie che possano interferire con la vaccinazione. In caso di malattia la vaccinazione non farebbe altro che sovraccaricare lo stesso sistema immunitario e peggiorare le patologie preesenti o ,nel migliore dei casi, non produrre una reazione da parte dello stesso e quindi non produrre immunità.
Secondo elemento da considerare è il fatto che la vaccinazione non è in grado di produrre gli effetti desiderati se il sistema immunitario è compromesso come per esempio nel caso di una immunosoppressione da alcuni virus (esempio AIDS felina) o se non è ancora maturo e capace di attivarsi, come avviene in un cucciolo sotto le 4 settimane di vita. In questo ultimo caso infatti potremmo correre il rischio per alcuni vaccini di favorire addirittura dei processi secondari di malattie al rene o al cuore. C’è da tener presente inoltre che se un cucciolo è normalmente allattato dalla propria madre, allora sta già ricevendo in maniera passiva degli anticorpi che sono stati prodotti dalla madre e che sono presenti nel latte. La vaccinazione in questo caso, a parte alcuni casi specifici e singolari di forme virali da parvovirus, non ha alcuna funzione protettiva.
E’ per questo motivo che anche il tempo e il momento idoneo per realizzare la vaccinazione deve essere opportunamente valutato e ponderato da un medico capace di riconoscere la presenza di concomitanti cause che potrebbero abbassare l’efficacia della vaccinazione o nel peggiore dei casi di provocare più danni che benefici. Vaccinare infatti non è solo acquistare un vaccino e inocularlo nel cane o nel gatto, ma è una pratica medica che presuppone un complesso processo di valutazione clinica, epidemiologica e farmacologica. L’uso errato o indiscriminato di vaccini potrebbe addirittura favorire la selezione di malattie infettive ancora più aggressive e resistenti agli attuali vaccini. Infine i vaccini possono provocare delle reazioni avverse (dalle più blande come un transitorio aumento della temperatura corporea (un po’ di febbre) a gravi come le malattie autoimmunitarie e le allergie fino allo shock anafilattico mortale e, nel gatto, il sarcoma iniezione indotto), per cui è fondamentale la presenza del medico veterinario che possa intervenire per risolvere o contenere il problema e inoltre fare segnalazione alla farmacovigilanza; fortunatamente sono eventi rari e quindi sono nettamente superiori i benefici della vaccinazione (i dati della farmacovigilanza inglese del 2010 segnalano 18.5 eventi avversi ogni 100.000 vaccinazioni).
Protocolli vaccinali
I veterinari si attengono alle Linee Guida Internazionali elaborate da equipe di veterinari e biologi di altissimo livello che attraverso costanti processi di ricerca sono in grado di indicare le principali malattie e i principali vaccini da utilizzare per la lotta alla diffusione delle malattie infettive.
Non esiste un protocollo vaccinale unico, seguito da tutti i veterinari e praticabile in tutte le situazioni. Per le ragioni prima esposte, a seconda del tipo di animale e della situazione immunitaria ed epidemiologica in cui vive, va adottato e modellato un particolare protocollo vaccinale.
Il nostro ambulatorio tiene conto della situazione del territorio in cui è posizionato, delle ultime ricerche scientifiche, delle linee guida WSAVA (World Small Animal Veterinary Association – Associazione mondiale dei medici verinari dei piccoli animali) e delle indicazioni delle case farmaceutiche produttrici dei vaccini .
La linea di pensiero più comune nel mondo veterinario è quello che prevede comunque un programma di vaccinazioni di base (o in termini scientifici “core”) per la maggior parte degli animali e una programma di vaccinazioni accessorie (o “non-core) proposte per un numero inferiore di animali per rispondere a situazioni ed esigenze particolari. Nel nostro ambulatorio la politica che adottiamo è quella di seguire questa linea di pensiero e di selezionare i vaccini a seconda della situazione epidemiologica del nostro territorio, utilizzando ceppi vaccinali di microrganismi il più possibile “moderni” e quindi che garantiscano la maggior percentuale di protezione possibile. Altra scelta importante da noi adottata è quella di non “inventare” protocolli vaccinali o programmare richiami vaccinali che non siano coerenti e in linea a quelli indicati dalla ditta produttrice del vaccino. Questo perchè il principio ispiratore nelle scienze mediche è la sperimentazione e la ricerca e se le indicazioni fornite dalla ditta produttrice sono il frutto di tale procedimento, allora è fondamentale attenersi per evitare di cadere in errori determinati dalla improvvisazione. Per quanto la medicina possa essere un arte, la biologia ha le sue regole ben salde.
I protocolli vaccinali nei cani da noi utilizzati prevedono una gamma di malattie infettive che prevedono uno specifico programma vaccinale.
Protocollo vaccinale base del cane
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cimurro
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epatite infettiva
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parainfluenza canina
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parvovirosi
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leptospirosi
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Quello considerato base prevede l’immunizzazione verso le seguenti 9 malattie infettive: epatite infettiva tipo 1 e tipo 2, parainfluenza canina, cimurro, parvovirosi, leptospirosi (4 ceppi differenti). Le altre malattie come l’herpervirosi e la piroplasmosi sono da considerarsi come accessorie. La rabbia fa parte dei vaccini essenziali ma viene comunque regolamentata in maniera diversa a seconda del paese interessato. Ad oggi anche per quest’ultima malattia infettiva zoonosica (cioè trasmissibile dall’animale all’uomo e perciò sotto controllo stretto controllo da parte del Servizio Veterinari Pubblico) l’indicazione del nostro Ambulatorio è comunque di effettuare la vaccinazione (a parte i casi di obbligatorietà per chi desidera avere il Passaporto Europeo Veterinario per recarsi con il proprio cane all’estero), nonostante il nostro territorio sia attualmente indenne da Rabbia, poiché esiste una documentata importazione illegale di cani da Paesi non indenni e non si può mai escludere la diffusione della stessa tramite le volpi infette. La stessa è poi ulteriormente consigliata in caso di cani cosiddetti “impegnativi” o di grossa mole per questioni legali e di tutela verso terzi.
Protocollo vaccinale base del gatto
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panleucopenia infettiva da parvovirus
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herpersvirus
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calicivirus
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I protocolli vaccinali nei gatti che noi utilizziamo hanno giocato sicuramente un ruolo vitale nel ridurre la prevalenza e la gravità di molte malattie feline, visto che la pratica della vaccinazione del gatto, per diverse ragioni culturali e sociali è sicuramente più recente e meno praticata rispetto a quella del cane. Nonostante i risultati positivi di queste vaccinazioni però, la maggior parte delle malattie per le quali si vaccina sono tuttora presenti con una grande prevalenza nella nostra popolazione felina. Come visto sopra anche per i gatti si può stabilire un programma vaccinale di base che prevede l’immunizzazione verso 3 malattie infettive: panleucopenia infettiva da parvovirus, malattie respiratorie virali da herpersvirus e calicivirus. Esistono poi altre malattie infettive definibili accessorie o non di base da eseguirsi in caso di reale rischio di esposizione che sono: leucemia felina da retrovirus e polmonite felina da chlamidia consigliate per tutti i gatti che hanno libero accesso all’esterno delle abitazioni e, pur se meno importante rispetto ai cani (ma sempre obbligatoria per chi va all’estero) la rabbia.
Dr. Andrea Milesi