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AIDS FELINO (o FIV): una patologia da conoscere

FIV

FIV, un acronimo che nei proprietari di gatti incute timore, deriva dall’inglese “Feline Immunodeficiency Virus”, virus dell’immudeficienza felina, una malattia anche nota come AIDS felino, perché come nell’uomo può portare ad un indebolimento del sistema immunitario e una maggiore suscettibilità alle infezioni. Vediamo di conoscere meglio questa malattia del gatto e rendere meno angosciante questo acronimo.

Quali sono i sintomi della FIV?

Per un lungo periodo il gatto sieropositivo, come nell’uomo, è asintomatico. Quando il virus aggredisce il sistema immunitario, portando ad una riduzione dei linfociti CD4+, il gatto andrà incontro più facilmente ad infezioni che diventeranno sempre più ricorrenti. La sintomatologia sarà quindi molto varia, a seconda delle infezioni a cui sarà soggetto il gatto. I quadri più frequenti sono:

  • stomatite, gengivite e problemi dentari (25-50% dei casi)

  • forme respiratorie (30% dei casi)

  • diarrea persistente (10-20% dei casi)

  • problemi renali (glomerulonefriti immunomediate)

  • congiuntiviti, iriditi

  • alterazioni neurologiche

  • febbre e cachessia (sopratutto negli stadi terminali)

Nei gatti FIV positivi si riscontrano più frequentemente tumori, in particolare il linfoma.

Come è trasmessa la FIV?

La via più frequente di trasmissione sono le ferite da morso da parte di altri gatti. Occasionalmente una madre sieropositiva può trasmettere la malattia ai micini al momento della nascita. La trasmissione per via sessuale, a differenza dell’uomo, è rara, pur essendo stato isolato il virus nel seme. Il virus nell’ambiente è poco resistente e viene facilmente inattivato da raggi ultravioletti, calore e detergenti.

Quali sono i gatti più a rischio?

Il virus è diffuso in tutto il mondo, nel nord Italia la prevalenza è intorno al 12%.

I gatti più a rischio sono i maschi non castrati che vivono all’aperto, per via delle lotte con altri gatti per il predominio territoriale e per gli accoppiamenti (il 75% dei gatti sieropositivi sono maschi). Un gatto invece che vive in casa non rischia l’infezione (può sviluppare la malattia, se era già positivo al momento dell’adozione). I gatti che convivono con gatti sieropositivi, hanno un rischio basso di infettarsi, se la loro struttura sociale è stabile e se sono sterilizzati (quindi con un basso rischio di lotte e di morsi). Non si consiglia di introdurre un nuovo gatto, in una casa, dove è già presente un gatto sieropositivo, perché le eventuali lotte con il nuovo arrivato, aumentano i rischi di trasmissone.

L’uomo può essere infettato?

Pur essendo un retrovirus del genere lentivirus strettamente imparentato con il virus dell’AIDS dell’uomo, il virus non è trasmissibile all’uomo, è specie specifico e appartiene ad un gruppo molto antico che si è adattato ai felini.

Come si diagnostica?

La diagnosi si effettua con un esame del sangue che ricerca la presenza di anticorpi che sono rilevabili 9 a 28 giorni dal contagio. Per questo è bene effettuare l’esame dopo 60 giorni dal presunto contagio o dall’adozione del gatto, altrimenti l’esame potrebbe risultare falsamente negativo. Sono possibili anche i falsi positivi e il medico veterinario può valutare la necessità di ulteriori accertamenti diagnostici.

Come si può trattare?

Purtroppo un gatto sieropositivo in genere non guarisce mai dall’infezione. E’ importante però rendersi conto che, se ben seguito, l’aspettativa di vita di un gatto sieropositivo non si discosta molto da un gatto sano. Un gatto sieropositivo dovrebbe essere sterilizzato, sarebbe meglio limitare il suo ambiente alla casa e/o al giardino, per ridurre il rischio di lotte con altri gatti e limitare anche l’ulteriore diffusione del virus. Fondamentale è l’alimentazione con una dieta ben bilanciata e nutrizionalmente completa per sostenere il sistema immunitario, evitando le carni e le uova crude, i latticini non pastorizzati, per limitare possibili infezioni e parassiti. Si raccomanda una visita semestrale dal medico veterinario e gli esami del sangue e soprattutto delle urine (per una diagnosi precoce delle glomerulonefriti). Molto utile è il controllo regolare del peso: un calo del peso, soprattutto se accompagnato da febbre persistente, è un fattore prognostico negativo.

Nelle linee guide dell’ABCD (European Advisory Board on Cat Diseases) non si raccomanda l’uso di terapie antivirali per l’AIDS, perché si sono rivelate o inefficaci o addirittura tossiche. Così come attualmente non esistono ancora evidenze scientifiche a supporto degli immunomodulatori e dell’interferone.

Cosa si può fare per la prevenzione?

L’unico modo effettivo è di prevenire l’esposizione al virus e quindi sostanzialmente di ridurre il rischio che il gatto venga morso da altri gatti. Non esistono in Europa vaccini commercializzati per la FIV. Esistono vaccini negli Stati Uniti, in Australia e in Nuova Zelanda, ma non c’è nessuno studio sull’efficacia con i ceppi presenti in Europa. Inoltre questi vaccini danno una protezione solo del 56%. Le linee guida dell’ABCD non raccomandano di vaccinare i gatti con vaccini venduti fuori dell’Europa.

Devo vaccinare il mio gatto contro le malattie infettive?

Non esiste una risposta univoca. E’ dimostrato che nel periodo asintomatico il sistema immunitario è in grado di sviluppare un’ottima risposta anticorpale e quindi la vaccinazione svolge un ruolo protettivo verso le malattie infettive. Nelle fasi terminali della malattia la vaccinazione può portare ad uno squilibrio del sistema immunitario e favorire la progressione della malattia. E’ quindi il veterinario a stabilire a seconda delle condizione del gatto i rischi e i benefici della vaccinazione.

Presso il nostro ambulatorio il dr. Stefano Cattaneo, il dr. Andrea Milesi e il. dr. Nicola Nava sono sempre disponibili per valutare insieme con voi i pro e i contro di ciascuna scelta tenendo conto in primis del benessere dei vostri amici.

Ricordiamo che per quei gatti che mal sopportano di essere allontanati dalle loro case siamo sempre disponibili per visite a domicilio (servizio che offriamo volentieri garantendo la visita in tempi brevissimi) in Albino e nelle sue frazioni (Comenduno, Desenzano, Bondo Petello, Dossello, Fiobbio, Vall’Alta, Abbazia e Casale), in tutto il territorio della bassa e media Valle Seriana (Torre Boldone, Ranica, Alzano Lombardo, Nembro, Villa di Serio, Pradalunga, Cene, Gazzaniga, Vertova, Fiorano al Serio, Colzate, Leffe, Gandino e Casnigo) nonché a Bergamo città e hinterland (Pedrengo, Gorle, Scanzorosciate, Seriate, ecc.) e a Bianzano in Valle Rossa.

Dr. Nicola Nava

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Dr. Nicola Nava

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