E’ sicuramente una delle domande più frequenti che spingono il proprietario di un animale a consultare un medico veterinario. Come spesso succede però la risposta non può essere sempre univoca, ma bisogna saper considerare caso per caso e analizzare la situazione in tutti i suoi aspetti. Rimane perciò sempre imprescindibile che oltre alla consultazione verbale si possa sempre avere la possibilità di realizzare una accurata visita medica dell’animale in questione.
Se volessimo perciò tracciare una piccola disamina molto semplice e di facile comprensione delle motivazioni e delle implicazioni che questa decisione comporta vale la pena di sapere quanto segue.
Quando parliamo di sterilizzazione di un animale intendiamo innanzitutto una pratica medica o chirurgica atta ad impedire la riproduzione del mio animale mediante la soppressione della funzionalità degli organi riproduttivi o gonadi (testicoli per il maschio ed ovaie per la femmina).
La sterilizzazione può essere temporanea: non prevede l’asportazione delle gonadi, ma l’uso di farmaci che funzionano o interferendo sul normale ciclo degli ormoni sessuali o andando ad inibire la maturazione delle cellule germinali. Di solito questo tipo di procedura viene praticata nel caso in cui non si voglia una sterlizzazione definitiva dell’animale o nel caso in cui il soggetto non possa essere sottoposto ad intervento chirurgico per differenti motivi di sicurezza a livello anestesiologico.
La sterilizzazione definitiva invece prevede che ci sia un intervento chirurgico che vada ad asportare gli organi riproduttori (le gonadi) e che prende il nome di orchiectomia (o asportazione dei testicoli) nell’animale maschio e di ovariectomia (asportazione delle ovavie) nell’animale femmina. Nella femmina è inoltre possibile parlare di ovarioisterectomia nel caso in cui la chirurgia preveda l’asportazione oltre che delle ovaie anche dell’utero.
Dal punto di vista delle motivazioni che spingono ad una sterlizzazione definitiva, possiamo distinguere una orchiectomia/ovariectomia/ovarioisterectomia terapeutica nel caso in cui questi organi siano affetti da patologie di diversa natura (infiammatoria, degenerativa, neolastica, ecc) o laddove altri organi risentano patologicamente della loro funzione (es: iperplasia prostatica, adenomi ghiandolari perianali, pseudogravidanze, ecc). Viene definita invece funzionale nel caso in cui la chirurgia sia richiesta per sopprimere la possibilità di riproduzione o i diversi comportamenti sessuali annessi (es. demarcazione urinaria del territorio, tendenza alla fuga, problemi di gerarchia, ecc).
In alcuni casi particolari la sterilizzazione può essere presa in considerazione anche come metodo di prevenzione rispetto ad alcune patologie, come è il caso delle cagna femmina, dove è stato ampiamente dimostrato che una sterilizzazione precoce (entro il 3° calore) riduce significativamente la comparsa di tumori mammari in età adulta.
In ogni caso, per ogni specie e per ogni sesso, la sterlizzazione chirurgica non è mai praticata prima del raggiungimento della maturità sessuale (intorno al 5°-6° mese di vita), per quanto alcuni documenti scientifici indichino che l’eventuale ovariectomia fatta intorno al 4° mese di vita non produca effetti negativi sulla crescita e sviluppo della cagna femmina.
Una volta assunta la decisione di sterlizzare il proprio animale, è sempre necessario condividere con il proprio veterinario le modalità chirurgiche in cui viene condotto questo intervento chirurgico. Per chi non conosce le arti mediche infatti è difficile a priori avere degli indicatori di qualità di una prestazione di questo tipo, perchè spesso il fattore limitante rimane spesso e comunque solo il prezzo della stessa. Ma nel momento in cui si affida il proprio animale ad un professionista, il tipo di servizio offferto può fare davvero la differenza rispetto a quello che viene definito come benessere animale.
La buona riuscita dell’intervento, la possibilità che l’animale non venga sottoposto a rischi particolari e che possa recuperarsi nel periodo dopo l’operazione in assenza di dolore o di conseguenze comportamentali, dipende quasi esclusivamente dal tipo di conduzione dell’intervento chirurgico. Questo ultimo fattore in poche parole è un indicatore oggettivo di qualità. E affinchè questa qualità possa essere reale c’è bisogno che il veterinario disponga di una sala chirurgica adeguata in termini di strumenti, con le basilari attrezzature per una corretta conduzione anestesiologica, con l’opportunità di poter misurare alcuni indicatori ematologici e biochimici per accertare i reali rischi, che abbia a disposizione uno staff medico veterinario che lo coadiuvi durante l’intervento chirurgico e infine che abbia la opportunità e l’abitudine di praticare una terapia del dolore moderna e bilanciata con l’ausilio di farmaci idonei e sperimentati. Se queste condizioni minime vengono garantite e messe per iscritto su un documento condiviso con il proprietario, allora è possibile affermare che la sterilizzazione risponde a criteri di serietà, correttezza e professionalità.
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Un interessante opuscolo del Ministero della Salute http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3020_allegato.pdf http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3020_allegato.pdf