L’esame delle urine, oltre a dare indicazioni su patologie del tratto urinario (cistiti, calcoli, neoplasie) e malattie sistemiche (diabete mellito, diabete insipido, malattie epatiche), è di fondamentale importanza, perché permette una diagnosi precoce dell’insufficienza renale attraverso l’analisi della proteinuria.
Il termine proteinuria è un concetto medico che indica letteralmente la presenza di proteine nelle urine.
L’urina è un prodotto di “scarto” dell’organismo vivente e viene prodotto da un organo specifico che si chiama rene. Il rene perciò è una specie di “depuratore” dell’organismo che è capace di estrarre dal sangue (che gli arriva in grande quantità) tutte quelle sostanze che l’organismo vivente produce nei suoi normali processi metabolici e di riversarle insieme ad una certa quantità di acqua nella vescica la quale, in questo modo, diventa una specie di magazzino della urina.
In queste urine si possono ritrovare moltissimi tipi di sostanze e, a seconda della quantità nella quale si ritrovano, è possibile attraverso un esame chimico fisico delle stesse verificare se il rene sta lavorando bene o male. Non è certamente l’unico esame che ci permette di identificare un problema di funzionamento del rene, ma è sicuramente un esame molto pratico, di facile esecuzione e con risultati molto utili ai fini di una individuazione di una qualche patologia a carico dell’apparato escretore.
La presenza di proteine nelle urine, come quella di altre sostanze, è sicuramente un buon indicatore per valutare se il rene è sano o malato: vediamo insieme il perché.
In condizioni fisiologiche il rene, quando si trova in presenza di un normale flusso di sangue, è in grado di “filtrarlo” grazie ad un meccanismo che sfrutta la pressione idrostatica che si genera al suo interno per estrarre tutte quelle sostanze in esso disciolte (cioè le sostanze che sono sciolte nella parte liquida del sangue, mentre non vengono filtrate le cellule come i globuli rossi e bianchi). Una volta fatto questo primo lavoro in porzioni diverse dello stesso rene avviene un secondo meccanismo di “riassorbimento” a carico dell’acqua e di quelle sostanze, fra cui le proteine, in un primo tempo filtrate, ma che servono all’organismo per vivere in buone condizioni. Quando questi meccanismi si alterano, perché, per esempio, il rene si ammala o invecchia, questo meccanismo inizia a funzionare in modo meno efficace e il rene diventa incapace di procedere al riassorbimento e, in questo modo, perde tutte quelle proteine che servono per continuare a vivere e lavorare normalmente. Le proteine in poche parole sono preziose e, tranne una piccola parte che diventa “spazzatura” e viene eliminata con le urine, il rene deve fare un intenso lavoro di riassorbimento per conservarle: per questo motivo quando la presenza di proteine nelle urine supera un certo limite che viene definito “fisiologico” (e che corrisponde a un valore inferiore ad 1 gr/lt) vuol dire che siamo in presenza di una incapacità del rene di svolgere normalmente il suo lavoro e questo dipende, nella maggior parte dei casi, dalla diminuzione di quelle strutture che compongono il rene (i nefroni); questa diminuzione o distruzione dei nefroni in medicina viene chiamata insufficienza renale.
L’insufficienza renale quando è conclamata e di origine renale, di solito si associa ad una sintomatologia molto specifica e facilmente individuabile anche dal proprietario: la mancanza di appetito, la disidratazione, il dimagramento, l’aumento della sete e della minzione sono i sintomi più evidenti. Purtroppo quando si è in presenza di questo quadro sintomatologico una buona parte del rene è già compromesso (maggiore del 70% circa): il rene non è un organo in grado di rigenerarsi (come la cute o il fegato per esempio) e quindi con questo quadro di sintomi la malattia non avrà nessuna probabilità di regredire, ma ci si dovrà accontentare di limitare i danni che l’insufficienza renale provoca all’organismo del nostro caro animale. Se invece siamo in grado di avere uno strumento rapido, poco costoso e di facile esecuzione che permette di avere un buon indice di sospetto prima ancora che i sintomi si manifestino, allora si ha a disposizione una spia molto efficace per cercare di prevenire, o per lo meno rallentare, una patologia molto importante.
Si sarà quindi in grado di migliorare la aspettativa e insieme la qualità di vita del nostro animale, cane o gatto che sia.
Numerosi articoli scientifici riguardanti numerosi studi effettuati su cani con più di 7 anni di età, indicano che l’incidenza della proteinuria varia tra il 35% e il 90% della popolazione canina: molti di questi cani hanno quindi probabili problemi, non ancora manifesti, di insufficienza renale. Ciò significa che molti cani che oggi non mostrano segni o sintomi di insufficienza renale potrebbero già essere proteinurici: sarebbe sufficiente un semplice esame delle urine per riuscire a dare un buon indice di sospetto di patologia renale.
La misurazione della proteinuria è perciò il primo passo verso la diagnosi di malattia renale e perciò una positività a questo test permetterebbe a molti dei nostri amici di avere una diagnosi precoce, da approfondire in seguito con esami successivi più specifici (sangue e urine completo), e permettere al veterinario di intervenire precocemente per instaurare quelle terapie e quelle misure dietetiche necessarie a rallentare il processo patologico o degenerativo in corso.
La proteinuria, come indice di sospetto di una insufficienza renale, è per questo motivo un esame molto interessante e di estrema utilità se realizzata in maniera sistematica e regolare durante la vita del nostro animale (si consiglia di realizzarla a partire dai 7 anni di vita del cane e del gatto e di tenerla misurata almeno una volta all’anno).